Cos'è Àrtemis?

Il progetto “Àrtemis” è finalizzato alla tutela del patrimonio archeologico, antropologico, artistico, naturale (flora & fauna del nostro territorio), ecc… una messa insieme di scienze tra loro complementari e insostituibili per la conoscenza del proprio ambiente e territorio, sensibilizzando la popolazione al rispetto verso ciò che ci circonda, porgendo un soffio di ricerca e cultura prettamente forgiata dall’impeto giovanile.

Il progetto Artemis prevede il ritrovamento, la documentazione, la tutela e la segnalazione di nuovi siti variegati ed in relazione con la cultura, l’ambiente, il territorio… La tutela sarà peraltro affrontata anche presso siti già pienamente conosciuti, attraverso manodopera in scavi, restauri, ricognizioni…

Questa potrà suddividersi in distretti che momentaneamente prevedo i comuni di Castellaneta (come punto nevralgico), Laterza e Ginosa in relazione con l’agro Tarantino e quello Materano;
ha in dotazione un Blog (come il qui presente), oppure in futuro potrà munirsi di un vero e proprio sito o qualsiasi spazio web; tratterà dispense, resoconti di ricerca, fanzine informative, convegni, incontri, mostre ecc…

Potrà peraltro affrontare incontri, lezioni e visite guidate per le scolaresche, trattando per esse non solo un discorso per una più ampia veduta culturale, ma anche per un istintivo trapelare di rispetto e onore verso l’ambiente ed il territorio, la loro storia ed il nostro presente.

Il tutto, proprio come uno sguardo di Artemide, la divinità che osserva gli esiti della forza vitale, colei che accompagna e gestisce la genesi e la sorte di ogni entità naturale.

N.B.: momentaneamente esigiamo la presenza di personalità che siano al di fuori dell’ambito archeologico (escluso per il comune di Laterza), quali laureandi, vale a dire, futuri storici dell’arte, botanici, antropologi, architetti, storici…

Il mito
(gr. Ártemis-idos), dea greca, figlia di Zeus e di Leto, sorella di Apollo, del quale costituisce in un certo senso la complementarità, espressa nella duplice relazione di fratellanza e di opposizione. Come Apollo è “solare”, A. è “lunare”; l'uno agisce nella luce, nella città, nell'ordine di Zeus, mentre l'altra agisce nelle tenebre, nella selva, al di fuori dell'ordine civico (o di Zeus). Così si spiega il suo carattere di donna che non sarà sposa, di regina della notte che a volte la fa assimilare alla regina degli Inferi, di selvaggia cacciatrice che abita nel bosco dialetticamente contrapposto alla città, di protettrice di streghe e di culti notturni, di quel mondo, cioè, che sembra sottratto all'impero di Zeus. Ad Apollo la collegano anche i riti di passaggio d'età, in cui A. rappresenta il momento dell'adolescenza, mentre Apollo raffigura il giovane già iniziato all'età adulta. La figura di A. deriva alla Grecia da una più antica concezione di “signora degli animali”, essere precosmico e primordiale, protettrice dei cacciatori e cacciatrice essa stessa. Il mondo della “signora degli animali”, popolato di ninfe e di altri esseri silvani, è quello che precede il vivere civile in città. È il mondo da cui nasce la città. Così A. aiuta a nascere gli uomini (era protettrice dei parti) e li aiuta a rinascere nella condizione di adulti. I Romani assimilarono A. con la loro dea Diana.

Iconografia
Nell'età più arcaica è spesso raffigurata con le ali, in atto di stringere per le zampe animali reali o fantastici. In seguito prevale l'iconografia della dea cacciatrice con lungo chitone, capelli sciolti, arco e faretra. Spesso la dea è raffigurata insieme al fratello Apollo. Nei grandi fregi scultorei del Tesoro dei Sifni a Delfi, del Partenone e dell'Altare di Pergamo, A. combatte contro i Giganti a fianco degli altri dei. In età ellenistica è raffigurata con un corto chitone in atto di cacciare, accompagnata da vari animali (Artemide di Versailles, Parigi, Louvre). Questa tipologia continua nelle raffigurazioni di età romana. Un particolare aspetto iconografico è rappresentato dall'A. dell'Artemísion di Efeso , di età ellenistica (Napoli, Museo Archeologico Nazionale): la dea ha una torre sul capo, col nimbo ornato di grifi, una larga collana sotto la quale si dispongono numerose file di mammelle (ora meglio interpretate come testicoli taurini), un chitone che si stringe verso il fondo decorato a rilievi raffiguranti fiori, frutta, animali reali e fantastici.”

Da Gedea, enciclopedia deagostini, 1995


Perché Àrtemis quindi:


  • Dea del mistero (l’oscurità e la confusione del mistero; archeologia come mistero)

  • Dea della “maieutica” (aiuta a partorire; come Socrate aiutava a partorire la conoscenza)

  • Dea della crescita e della sorte (crescita culturale, turistica, conoscitiva….)

  • Dea signora degli animali (essere precosmico e primordiale)

  • Dea della caccia (la cacciatrice notturna: la caccia nel mistero, nuove scoperte, segnalazioni)

Artemis: ricerca, studio e valorizzazione nell'ambito castellanetano


Il territorio di Castellaneta possiede ricchezze ambientali, archeologiche, artistiche e storiche di notevole importanza. Solo attraverso lo studio minuzioso e sistematico di tali settori si potrà generare una conoscenza necessaria. Tale conoscenza, oltre che delineare un quadro completo del complesso castellanetano, si tradurrà in un sentimento comune volto alla sua tutela e preservazione. Da ciò la valorizzazione sarà una conseguenza automatica.
Benché non manchino solidi studi su Castellaneta, basti pensare ad Enrico Mastrobuono (magistrato e storico italiano) con i suoi scritti archeologici e storici, essi risultano essere spesso frammentari ed isolati anche se rappresentano un notevole ed importantissimo contributo. Infatti uno studio archeologico di un sito non può prescindere dalla sua analisi ambientale in quanto è proprio questo secondo aspetto ad influenzare il primo (es: conformazione, presenza di risorse, vie di comunicazione..); questa relazione vige anche in un fenomeno artistico che non può essere alienato da vicende storiche, religiose e culturali che ne hanno permesso o influenzato la realizzazione.
Uno studio basato su analisi complete ed incrociate rappresenta il fulcro del nascente gruppo “Artemis”. Esso è composto da sette ragazzi animati da un profondo sentimento di studio. 

Diversi sono i fini che ci proponiamo per il nostro splendido paese iniziando da:
Sviluppo di studi territoriali a disposizione di terzi e coinvolgimento di enti pubblici (scuole…).
Salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale, archeologico, artistico, storico e letterario.
Allargamento e consolidamento dei “confini culturali” castellanetani attraverso contatti e confronti con altri ambiti territoriali.

Rivalutazione di Castellaneta e del suo nome
Ora introdurremo alcuni dei molteplici elementi caratteristici e poco conosciuti del territorio castellanetano:
Il più antico manufatto umano è un reperto litico, scientificamente chiamato “chopper”, che risale al paleolitico medio (?), periodo che va da 120.000 a 35.000 anni fa circa (E. Mastobuono). E' stato rinvenuto presso cava Ciulli in gravina S. Stefano. Si tratta di uno strumento in pietra adoperato da cacciatori-raccoglitori che vivevano in grotte e rifugi. Lo studio di siti di questo periodo è di particolare importanza, basti pensare che il sito Neanderthaliano dell' “Oscurusciuto”,presso la gravina di Ginosa, attira ricercatori di alto calibro come Paolo Boscato e Annamaria Ronchitelli dell'Università di Siena. Nel periodo citato è presente una fauna molto diversa da quella
odierna come ci testimoniano i rinvenimenti di resti fossili in sito appartenenti ad animali come elefanti, iene, cervi, bos primigenius,etc.
La gravina in questo ed altri casi è di illimitata importanza sia perchè la particolare conformazione ha permesso nel passato una duratura frequentazione umana sia perchè ospita tuttora importanti specie animali e vegetali. Ciò determina la possibilità di entrare in contatto con un contesto inviolato ed unico dove fortunatamente sopravvivono siti archeologici incontaminati ed elementi di flora e fauna oggi presenti unicamente in questi luoghi perchè estinte nelle restanti parti a causa dell'incontrollata attività antropica. Infatti la posizione geografica della nostra regione, protesa nel Mediterraneo verso oriente ha fatto si che nel miocene, 5-6 milioni di anni fa, quando si creò un ponte di isole tra Puglia e Balcani, diverse specie di animali e piante passarono nella nostra Regione. Note con il nome di specie transadriatiche, hanno trovato scampo solo nelle nostre gravine. Un esempio è rappresentato dal Plantago Albicans, una specie erbacea perenne o dal Quercus Vallonea, una delle varie specie di quercia; oltre che per la flora anche molte specie animali sono ormai confinate in queste oasi come il falco lanario, il gufo reale, l'istrice, la faina, il tasso, la volpe, la donnola, la vipera, etc. Un aspetto particolarmente interessante, che determina la creazione di numerose nicchie ecologiche, è rappresentato da uno spiccato gradiente termico all'interno delle gravine. Questo fa si che procedendo dal margine superiore a fondo della gravina si susseguono comunità vegetali che richiedono un diverso grado di umidità e che da luogo sul fondo ad una vegetazione più mesofila che ospita nei mesi più piovosi numerose specie di anfibi altrimenti rari come la Raganella italiana, il rospo smeraldino e rettili come la Biscia dal collare.
La presenza di acqua e risorse, assieme alla possibilità di poter ben difendersi ha spinto l'uomo ad insediarsi sulle pendici o sui margini superiori delle gravine in una continuità temporale che va perciò dalla preistoria ai giorni nostri. Infatti nelle gravine castellanetane ci sono reperti e strutture archeologiche di grandissima importanza.: resti di dolmen, villaggi apuli e magno-greci, fattorie romane, cripte bizantine, chiese medioevali, abitazioni seicentesche, etc.
Numerosi sono i reperti rinvenuti e che sono custoditi a Taranto come strumenti preistorici, vasi e statuette magno-greche o un intero tesoretto di circa seicento monete di bronzo, argento ed una in oro rinvenute sul pendio al di sotto della chiesa dell'Assunta e molto altro.
Se non consideriamo solo le gravine ma ci riferiamo all'intero territorio castellanetano notiamo che sono molteplici i siti archeologici presenti. Per farci un'idea è sufficiente considerare quelli segnalati dal Mastrobuono:

età Paleolitica e Neolitica: 9età Eneolitica e del Bronzo: 11età Storica: 23

A questi bisogna aggiungere i siti che tutt'oggi continuano ad emergere attraverso lavori agricoli.
Inoltre sul colle Santa Trinità, nell’area di Montecamplo, ci sono i resti di un villaggio fortificato apulo-peuceta, che sorse nel VI-V secolo a.C. e che, insieme a quelli di Masseria Minerva e della Castelluccia, rappresentano siti archeologici castellanetani di notevole importanza. Infatti numerosi studiosi considerano il primo sito al pari del villaggio di Monte Sannace a 5 km da Gioia Del Colle.
Altri aspetti che suscitano interesse sono determinati, ad esempio, dal rinvenimento di strumenti in ossidiana che testimoniano scambi che i nostri antenati, durante il Neolitico, a partire da 8 mila anni fa, nutrivano con gli abitanti delle isole Eolie; essi paiono addirittura in stretto contatto con le civiltà padane e d’oltralpe come ci testimonia il rinvenimento di una particolare roccia denominata “pietra verde”. Inoltre rinvenimenti di ceramica micenea, di ceramica corinzia e attica ci suggeriscono relazioni anche con queste grandi civiltà mediterranee. La fertilità del territorio castellanetano determinò circa 2500 anni fa una contesa tra la colonia spartana Taranto e Metaponto, colonia achea, e le varie comunità indigene apulo- peucete.
La vicinanza a centri culturali come Matera e Laterza in età preistorica e con Taranto nell'età del Bronzo e poi in epoca Storica, assieme alla presenza di importanti vie di comunicazione, che vanno dai tratturi preistorici alla Via Appia Antica, ha permesso alle genti che popolavano il nostro territorio di raggiungere un particolare grado di sviluppo e raffinatezza del quale conosciamo solo una minima parte. Pertanto ciò è ben testimoniato dai manufatti archeologici archiviati nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto ( M.A.R.T.A.) consistenti in asce in pietra levigata, ceramica di elevato livello artistico, vasi e oggetti in bronzo e ambra, decorate a rilievo,etc.

Foto, dall'alto verso il basso:
  • Gravina di Castellaneta
  • Sommità di un colle
  • Buche da palo, Neolitico
  • Elemento architettonico (età Ellenistica?)
  • Frammenti fittili di statuette votive, età Ellenistica